Led Zeppelin IV: rune, cane nero e quattro bacchette (8 nov 1971)

Introduzione – Il disco “senza titolo”

L’8 novembre 1971 i Led Zeppelin pubblicano il loro quarto album, privo di titolo in copertina e noto come Led Zeppelin IV. Dentro scorrono “Black Dog”, “Rock and Roll”, “Stairway to Heaven”, “Misty Mountain Hop”, “Going to California”, “When the Levee Breaks”: un manifesto hard/classic rock che definisce suono, mito e ambizione della band.

Dietro le quinte – Headley Grange & suono

Le sessioni si svolgono nella villa rurale di Headley Grange con il Rolling Stones Mobile Studio. La batteria di “When the Levee Breaks” prende vita nella tromba delle scale: microfoni in alto, ambiente naturale e compressione per quel groove colossale dove blues, folk e hard rock si fondono in un impasto unico.

Aneddoto – Rune, cane nero e Four Sticks

Niente titolo: in copertina compaiono quattro simboli (runes) per ciascun membro. “Black Dog” prende il nome da un labrador che gironzolava a Headley Grange. E “Four Sticks”? John Bonham la incide con quattro bacchette (due per mano): riff tagliente e ipnotico, poliritmie difficili, rarissima dal vivo (una sola volta nel ’71).

Ospiti – Sandy Denny & Ian “Stu” Stewart

Per l’unica volta nella loro storia, i Led Zeppelin ospitano una voce esterna: Sandy Denny (Fairport Convention) duetta con Robert Plant in “The Battle of Evermore”, intrecciando mandolino e armonie tanto dense da rendere “acustico” solo l’organico, non l’impatto emotivo.
C’è anche Ian “Stu” Stewart al piano in “Rock and Roll”: co-fondatore degli Stones, “escluso” dall’immagine ufficiale nei ’60 ma rimasto colonna tecnica e musicale (road manager, boogie granitico). Qui spinge il brano in pieno territorio Little Richard, ricordandoci che si può restare fuori copertina ma dentro il suono.

La scena parla – Musicisti & stampa

Nel tempo Led Zeppelin IV è diventato manuale da studio e da palco: il call & response di “Black Dog” come palestra di dinamica; “Levee” come lezione di ripresa ambient; la costruzione in crescendo di “Stairway” come architettura emotiva. Musicisti di estrazioni diverse (hard & heavy, alternative, classic rock) lo citano come pietra di paragone per scrittura, suono e visione. La stampa lo inserisce regolarmente tra i capisaldi del rock.

Brano suggerito – “Four Sticks” (Led Zeppelin)

Scegliamo il brano meno ascoltato su Spotify per misurare lo standard: se tra i “peggiori” c’è questo pezzo, immaginate il livello dell’album. Riff tagliente quasi ipnotico, struttura complessa, Bonham con quattro bacchette e un’unica esecuzione live nel ’71: la vena più audace e trance del disco.

💬 Commento top (YouTube)

“Robert Plant’s primal cries, during the outro, are my favourite vocals of his in Led Zeppelin’s entire discography. He sounds like some savage wolfman, howling from a tree, near the top of a mountain.” — @MojoPin1983, 3 anni fa
Traduzione: “Le urla primordiali di Robert Plant nel finale sono le mie voci preferite di tutta la sua discografia con i Led Zeppelin. Sembra un lupo selvaggio che ulula dall’alto, vicino alla cima di una montagna.”


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