Korn – Issues (1999): il lato più oscuro del nu metal

Korn – Issues: il 16 novembre 1999 il nu metal va al n.1

A metà anni ’90, a Bakersfield, California, cinque ragazzi – Jonathan Davis, Munky, Head, Fieldy e David Silveria – mescolano metal, hip hop, funk e traumi personali. Nascono i Korn, una band che cambia il vocabolario del metal e diventa la voce di una generazione inquieta, cresciuta tra bullismo, dipendenze e famiglie complicate.

Con Korn (1994), Life Is Peachy (1996) e Follow the Leader (1998) il gruppo si ritrova improvvisamente in cima al nuovo filone chiamato nu metal: riff ribassati, groove pesanti, testi che parlano senza filtri di ansia e dolore.

Il 16 novembre 1999 arriva il quarto capitolo, Issues: un disco più cupo, diretto, con meno rap e ancora più concentrazione sulle ferite aperte di Jonathan Davis. È l’album che fissa l’estetica del nu metal a cavallo tra decennio vecchio e nuovo.


Dietro le quinte: studio, suono, copertina “di pezza”

Issues nasce tra Hollywood e Atlanta, con la produzione di Brendan O’Brien, già al lavoro con Pearl Jam, Stone Temple Pilots e Bruce Springsteen. L’idea è asciugare il caos di Follow the Leader e puntare su un suono più compatto:

  • chitarre meno intricate ma ancora più pesanti

  • batteria secca, incollata al basso

  • voce al centro del mix, vicinissima all’ascoltatore

Il risultato è un album dove ogni brano sembra una seduta di terapia al contrario: non si esce guariti, ma almeno si è detto tutto.

Ed è qui che entra in gioco uno dei dettagli più iconici di Issues: la copertina. I Korn lanciano un concorso su MTV, chiedendo ai fan di creare l’artwork del nuovo disco. Arrivano migliaia di proposte; a vincere è una piccola rag doll cucita e spezzata, disegnata da Alfredo Carlos. La leggenda vuole che il disegno sia arrivato alla band dentro una scatola per pizza.

Quella bambola rotta diventa subito un simbolo: fragile ma ancora in piedi, perfetto ritratto degli “issues”, i problemi interiori che il disco mette a nudo.


Classifiche, riconoscimenti e impatto

Al debutto, Issues entra direttamente al numero 1 della Billboard 200, vendendo oltre mezzo milione di copie nella prima settimana e superando dischi fortissimi come 2001 di Dr. Dre e la raccolta di Céline Dion. Un segnale chiarissimo: il nu metal non è più solo “musica da outsider”, ma una forza centrale nel mainstream di fine anni ’90.

La critica sottolinea come il disco sia:

  • più oscuro e compatto

  • meno legato alle contaminazioni hip hop

  • totalmente focalizzato sui demoni interiori di Jonathan Davis

Per molti fan, Issues è il punto di non ritorno: se Follow the Leader ha spalancato le porte del mondo, Issues ci costruisce una casa dentro, fatta di ansia, confessioni e distorsioni.


I fan, Harlem e la catarsi nu metal

Per celebrare l’uscita, i Korn mettono in scena un’idea che oggi definiremmo “evento speciale” ma che nel 1999 è pura avanguardia: suonare Issues integrale, dall’inizio alla fine, all’Apollo Theater di Harlem.

Un luogo storico per soul e jazz che, per una sera, diventa tempio del nu metal:

  • hoodie nere e dreadlock sotto i lampadari

  • moshpit in un teatro nato per altri suoni

  • un disco appena uscito, già diventato rito collettivo

Parallelamente, la band gioca d’anticipo anche sul web: “Falling Away from Me” viene distribuita in MP3 e legata a una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per associazioni che aiutano ragazzi in difficoltà. La musica non è solo sfogo: prova ad essere anche protezione.

Non a caso, molti commenti dei fan suonano così:

“È ironico come molte persone pensino che canzoni o musicisti come questi spingano i giovani al suicidio, mentre in realtà salvano vite.”


“Falling Away from Me”: il grido che ti tiene a galla

Brano simbolo di Issues, “Falling Away from Me” è il punto di incontro perfetto tra melodia e disperazione:

  • arpeggio inquieto che apre il pezzo

  • riff che esplode nel ritornello

  • testo che parla di abuso, auto-sabotaggio, sensazione di crollo imminente

È una canzone che tanti descrivono come “terapeutica”: non aggiusta magicamente il mondo, ma fa sentire meno soli proprio quando tutto sembra andare in frantumi.

In fondo è questo il paradosso dei Korn: musica durissima, ma cuore vulnerabile.


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