Genesis – The Lamb Lies Down on Broadway: il sogno prog di Rael 🌃
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Genesis 1974: quando il prog diventa un sogno lungo due LP

Il 22 novembre 1974 i Genesis pubblicano The Lamb Lies Down on Broadway, sesto album in studio e primo (e unico) doppio LP della loro carriera. È anche l’ultimo disco con Peter Gabriel alla voce: un’uscita di scena clamorosa, affidata a una vera e propria rock opera ambientata in una New York allucinata.
Il protagonista è Rael, ragazzo portoricano ribelle che vive ai margini di Manhattan e viene risucchiato in un viaggio pieno di simboli, metamorfosi e prove iniziatiche. La storia – scritta quasi interamente da Gabriel – mescola immaginario urbano, riferimenti religiosi, psicologia e surrealismo, allontanandosi dalle fiabe britanniche dei dischi precedenti.
Musicalmente, i Genesis sono al massimo della forma: 94 minuti di progressive rock e art rock, in cui il pianoforte e le tastiere di Tony Banks costruiscono cattedrali sonore, la chitarra di Steve Hackett ricama dettagli lirici o abrasivi, Mike Rutherford si divide tra basso e 12 corde, mentre Phil Collins sostiene tutto con una batteria fantasiosa e potente.
Headley Grange, Galles e mobile studio: dentro il laboratorio dei Genesis
Dopo il successo di Selling England by the Pound, la band si rifugia per tre mesi a Headley Grange, grande casa di campagna già usata dai Led Zeppelin. È lì che nasce buona parte del materiale: lunghe jam, esperimenti sonori, testi che Gabriel sta costruendo come un racconto unico.
In seguito il gruppo si trasferisce al Glaspant Manor in Galles, dove registra l’album usando il mobile studio della Island Records parcheggiato fuori dalla casa: una sorta di “studio su ruote” con 24 tracce che permette ai Genesis di catturare le idee ancora fresche.
Un altro protagonista nascosto è Brian Eno: viene chiamato per trattare alcune parti vocali con effetti elettronici (“enossification”) in brani come In the Cage e The Grand Parade of Lifeless Packaging, aggiungendo un’aura ancora più aliena al suono del disco.
Anni dopo, Steve Hackett ricorderà le notti a Headley Grange parlando di rumori nei condotti d’aria, tra topi e presunte presenze, con lo stesso Jimmy Page convinto che la casa fosse “infestata”: dettagli che alimentano il mito di un album nato in un clima quasi esoterico.
Trama, simboli e canzoni: il viaggio di Rael
The Lamb Lies Down on Broadway si apre con la title track: piano incalzante, groove serrato, immagini di Times Square all’alba. È il portale che introduce Rael e il suo mondo, sospeso tra graffiti, pubblicità e visioni interiori.
Da lì il racconto procede per quadri sonori:
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Fly on a Windshield e Broadway Melody of 1974 fondono atmosfere minacciose e collage di riferimenti pop.
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In the Cage mette Rael in trappola, con tastiere claustrofobiche e una delle interpretazioni vocali più tese di Gabriel.
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The Carpet Crawlers è una lenta processione onirica, considerata tra le vette emotive del disco.
L’intera storia mescola identità sdoppiate, morte simbolica, sessualità, colpa e redenzione. Non tutto è “chiaro” nemmeno per gli stessi autori – Gabriel scherzerà più volte sul fatto che la trama resti deliberatamente ambigua – ma proprio questa opacità rende il disco un terreno di interpretazioni infinite per i fan.
Accoglienza, classifiche e rivalutazione critica
All’uscita, nel novembre 1974, The Lamb Lies Down on Broadway entra in classifica in vari Paesi, raggiungendo il n.10 in UK e il n.41 negli USA, ma non supera le vendite dei lavori precedenti. Le recensioni sono miste: alcuni critici parlano di ambizione eccessiva, altri ne lodano la coesione musicale.
Col passare degli anni, l’album viene però sempre più rivalutato. Oggi è considerato uno dei vertici del prog: Rolling Stone lo inserisce al n.9 nella lista dei 50 Greatest Prog Rock Albums of All Time, definendolo uno dei concept più elaborati e affascinanti del rock. Anche tra i lettori della rivista, The Lamb entra nella top 5 degli album prog preferiti di sempre.
Altre testate lo citano regolarmente tra i massimi concept album della storia, e compare in libri come 1001 Albums You Must Hear Before You Die.
Un tour folle: diapositive, costumi e un doppio album suonato per intero
Per promuovere il disco, i Genesis portano in tour l’intero doppio album in Nord America ed Europa tra il 1974 e il 1975. È una scelta radicale: nessuna scaletta “greatest hits”, ma The Lamb dall’inizio alla fine, ogni sera.
Lo show è avveniristico per l’epoca:
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tre schermi sul fondale,
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oltre 1.000 diapositive sincronizzate che visualizzano la storia di Rael,
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Peter Gabriel che cambia costume di continuo (Rael, Slipperman, ecc.) trasformando il concerto in un vero spettacolo teatrale.
Per la band è un’esperienza estenuante ma fondamentale: in seguito Tony Banks e soci diranno che con The Lamb hanno spinto il loro linguaggio “al massimo grado di intensità”, fino al punto in cui non si poteva andare oltre senza cambiare strada.
Poco dopo la fine del tour, Gabriel lascerà il gruppo, aprendo la strada all’era Collins alla voce.

50 anni dopo: Dolby Atmos e un ritorno nel mondo di Rael
A cinquant’anni dall’uscita, The Lamb Lies Down on Broadway continua a essere oggetto di culto. Nel 2025 è prevista una Super Deluxe Edition per il 50° anniversario, con nuovo mix in Dolby Atmos curato da Peter Gabriel e Tony Banks ai Real World Studios.
Durante un listening party a Londra, i Genesis superstiti hanno raccontato aneddoti sulla gestazione del disco e sulle tensioni dell’epoca, ma anche l’emozione di rientrare, dopo decenni, in quel mondo sonoro così complesso e personale.
Per molti ascoltatori – vecchi e nuovi – The Lamb resta un luogo mentale: ci torni, lo riascolti, e ogni volta trovi un dettaglio diverso in un arrangiamento, una sfumatura nascosta in un verso, un significato nuovo nella storia di Rael.
Brano consigliato – “The Lamb Lies Down on Broadway” (Genesis)
Se vuoi entrare nel cuore del disco, il punto di partenza ideale è il brano omonimo, The Lamb Lies Down on Broadway. Nel giro di pochi secondi sei su un marciapiede bagnato di Manhattan:
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il piano di Banks accende la scena,
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basso e batteria creano un groove urbano quasi nervoso,
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la voce di Gabriel tratteggia Rael tra graffiti, insegne e vetrine illuminate.
È una canzone che riesce a essere accessibile e allo stesso tempo pienamente dentro la logica del concept: ti trascina nel flusso della storia, ma funziona da sola, come singolo rock potentissimo.
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