Buon compleanno, John Squire: Madchester, arte & chitarre 🎸
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John Squire, chitarra e pennello degli Stone Roses

Jonathan Thomas John Squire nasce il 24 novembre 1962 a Broadheath, nella zona di Greater Manchester, e cresce a Timperley, a pochi isolati di distanza da Ian Brown. Fin da bambino si distingue per la mano sicura sul disegno: quaderni pieni di schizzi, colori, miniature. Prima ancora della chitarra, è l’arte il suo vero primo linguaggio.
Negli anni dell’adolescenza arriva la scossa: il punk. Squire scopre Sex Pistols e The Clash e si innamora del suono distorto e delle copertine iconiche. Dopo aver implorato il padre di comprargli una chitarra, inizia a imparare da solo, incuriosito perfino da un semplice bending sentito in God Save the Queen. La chitarra e l’arte diventano le sue due ossessioni quotidiane.
Accanto a lui, quasi in parallelo, cresce l’amicizia con Ian Brown: i due condividono scuola, prime band, ascolti e sogni. Dai Patrol nasceranno, qualche anno dopo, gli Stone Roses.
Origini & prime scintille: nascita degli Stone Roses
All’inizio degli anni ’80, Squire e Brown danno forma agli Stone Roses, con Squire come chitarrista principale e co-autore di testi e musiche. Il gruppo è uno dei cardini della scena Madchester, dove si incontrano chitarre sixties, pulsazioni da club e voglia di rave.
Nel 1989 esce l’album omonimo The Stone Roses: un disco che in pochi anni diventa un classico assoluto del rock britannico, spesso citato tra i migliori album inglesi di sempre. Squire non solo co-scrive le canzoni con Brown, ma firma anche la copertina: un’esplosione di vernice ispirata alla tecnica di Jackson Pollock, con riferimenti politici nascosti tra limoni e macchie di colore.
Brani come I Wanna Be Adored, She Bangs the Drums e Waterfall sono il cuore del disco: qui la chitarra di Squire disegna pattern circolari, delay liquidi e riff che valgono quanto i ritornelli.
Stile: Madchester, britpop e un chitarrista-pittore
John Squire viene spesso descritto come uno dei chitarristi britannici più influenti tra fine anni ’80 e primi ’90. Il suo tocco si riconosce subito:
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melodie a campane (chiming melodies),
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riff a spirale che si avvolgono su sé stessi,
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assoli costruiti più sull’atmosfera che sulla velocità.
Il suo stile mette insieme:
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il jangle pop e la psichedelia anni ’60,
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il groove quasi danzereccio tipico di Madchester,
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una vena blues-rock che affiora soprattutto nel secondo album Second Coming, più vicino a Led Zeppelin e Allman Brothers che alle atmosfere da rave.
La chitarra non è il suo unico campo d’azione: Squire porta la sua arte visiva su poster, copertine, merchandising. La cover di The Stone Roses diventa un’icona tanto quanto la musica, e nei decenni successivi esporrà le sue opere in gallerie a Londra e Manchester, spostando gradualmente il baricentro della sua carriera verso la pittura.
Dopo i Roses: Seahorses, solo e ritorni inattesi
Dopo le tensioni interne e lo scioglimento degli Stone Roses a metà anni ’90, Squire forma The Seahorses, con cui pubblica nel 1997 l’album Do It Yourself. Il progetto dura poco, ma conferma la sua centralità come songwriter e chitarrista.
Negli anni 2000 Squire prosegue da solista con due album, Time Changes Everything (2002) e Marshall’s House (2004), poi decide di mettere in pausa la musica per dedicarsi seriamente all’arte. Per un periodo sembra che la storia con la chitarra sia davvero finita.
La storia, però, non è mai lineare: nel 2011 arriva la reunion degli Stone Roses, con concerti in tutto il mondo fino al 2017. In seguito Squire torna a una vita più riservata, pur rimanendo una figura di culto.
Nel 2022 appare a Knebworth come ospite di Liam Gallagher, riprendendo il filo con quella generazione britpop che lui stesso aveva ispirato. Nel 2024 i due pubblicano il disco collaborativo Liam Gallagher John Squire, che debutta direttamente al numero 1 in UK: un cerchio che si chiude tra Madchester, Oasis e nuove canzoni.

Perché John Squire conta ancora oggi
Parlare di John Squire significa raccontare:
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una chitarra che ha definito il suono Stone Roses,
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un’estetica visiva che ha reso il rock ancora più “d’arte”,
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un ponte diretto tra Madchester e britpop.
Le sue parti di chitarra hanno ispirato decine di band inglesi dagli anni ’90 in poi; molti chitarristi britpop devono qualcosa alla sua combinazione di groove, riverberi e melodie sospese. E la sua scelta di alternare musica e pittura racconta un artista che non vuole restare intrappolato in un solo ruolo.
Brano consigliato – “She Bangs the Drums” (The Stone Roses)
Se c’è un modo per entrare nel mondo di John Squire, è questo. She Bangs the Drums è il biglietto da visita perfetto: intro di chitarra che si incolla alla memoria, sezione ritmica che ondeggia, voce di Ian Brown appoggiata su un tappeto di chitarre scintillanti.
Il riff iniziale è una piccola lezione di scrittura: semplice all’ascolto, ma costruito con cura millimetrica, tra delay, dinamiche e incastri col basso. È il suono di una città – Manchester – che sogna ad occhi aperti, in equilibrio tra club, pioggia e speranza.
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